venerdì 28 dicembre 2007

SULLA RIVA, "DA QUESTA PARTE DEL MARE"



Soffia un vento freddo, potente e dolce.
Chiudo gli occhi.
Immagino.
E sento. Sento il mare. La sua voce, il suo profumo.
Mare. Acqua, fin oltre la curva dell’orizzonte. Una distesa che sembra infinita, superficie increspata e scintillante. Le onde danzano lievi e senza tempo, tra bianchi crinali spumeggianti e frammenti d’oro, riflessi di sole annegati nel blu.
E sulla battigia, accarezzati dalla marea, due delicati piedi femminili affondano nella sabbia umida, lentamente.
Lei è lì, avvolta nel suo vestito di semitrasparenze azzurre. Gli occhi profondi, lo sguardo intenso. Lacrime gonfie di domande, che scivolano dentro. Sguardo denso, meraviglioso.
Uno sguardo che respira emozioni – e ogni respiro è una fitta al cuore – inspirazione, espirazione – e ogni sguardo è nello stesso magico istante un accogliere e un donare – quando quello sguardo incrocia un altro sguardo – che non è semplicemente un vedersi – perché vedere con gli occhi non basta – ma un sentirsi, riconoscersi – comprendersi – e paradossalmente toccarsi – toccarsi con lo sguardo – toccarsi dentro, dove l’anima è più invisibile – dove il mare è più profondo – sguardi che si nutrono di sfumature, di colori e di emozioni…
Lei si gira. E, semplicemente, sorride…
E anche il mare – rapito da quella meraviglia – viene come percorso da un brivido, uno scintillio di polvere magica. Un incanto.

…Le dita sulla chitarra. Pochi accordi, semplici. Melodie lievi e dolci, profumate di sale, di terra, di fango e aria, di brace e mare…
Quando la voce intensa di Gianmaria Testa inizia a librarsi profonda, il mondo sembra fermarsi per un istante.
Perché in quelle parole, nel timbro di quella voce, nelle note che escono da quella chitarra, si nasconde in un sussurro un grido di lancinante poesia.
“Da questa parte del mare” è il titolo del suo ultimo album.
Undici canzoni che non sono semplici canzoni.
Sono storie, racconti, frammenti lirici che si intrecciano, uniti nel respiro di un’unica narrazione.
Sulla riva, con gli occhi a volare sulle onde come gabbiani, i viaggiatori cercano all’orizzonte la luce di una speranza, da raggiungere attraversando il mare.
Mare come confine, limite oltre cui spingersi, lasciando alle spalle paure e dolori, miserie e orrori. Mare come promessa, carezza capace di cullare e custodire sogni e desideri, come una ninna nanna d’amore. Mare crudele e impietoso, ventre gravido di insidie e mostri notturni. Mare come metafora dell’anima, avvolto nel mistero, capace di profumi e dolcezze da favola, così come di orrorifiche violenze inenarrabili.
Seminatori di grano arrivati da paesi lontani, naufraghi e ladri di mare, emigranti con una lingua da disimparare. E il pianto delle madri, l’odore acre delle stive. L’acqua scura nella notte senza stelle, camaleontico travestimento clandestino.
Gianmaria Testa racconta il cuore degli emigranti, le loro paure, le lacrime, gli abbandoni.
Ma lo fa con tenerezza, con la delicatezza della poesia.
Senza urlare, senza slogan né frasi preconfezionate. Nemmeno quando ci butta dentro rabbia e indignazione, come in “Tela di ragno”.
Non c’è però soltanto spazio per i colori più scuri, nella poetica del cantautore ferroviere. Ci sono sorrisi, piccoli gesti d’amore. C’è il desiderio di raccontare e raccontarsi. C’è vita che nasce, un fiore che sboccia d’inverno nel mercato di Porta Palazzo. C’è passione, e sensualità. C’è la dolcezza potente di un amore impossibile.
Da questa parte del mare, sulla riva, un nugolo di emozioni e di sogni scintilla di luce, come un falò sulla sabbia.
Dall’altra parte, su un’altra spiaggia bagnata dallo stesso mare, nuovi passi fremono nell’attesa di essere compiuti.
La musica di Gianmaria Testa è un viaggio. Un viaggio del cuore, dentro il mondo pennellato da strumenti sempre delicati, da una voce vibrante, da un’intelligenza penetrante e sensibile.Colonna sonora ideale per vite che cercano intensità e melodia, dolcezza e profondità.


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