venerdì 30 marzo 2012

COME LE LACRIME, NOI CADIAMO NEGLI ANGOLI


Io oggi

ho voglia

di parlare con te

che non mi ascolti mai

Ma in questo sei mia complice
La tua magia che muore
La mia magia che muore
In questo siamo complici
Ora che stringi solo un uomo immaginario

Adesso che quando ci parliamo
i nostri aliti fanno delle nuvole
che fanno piovere

E ci troveremo a camminare tra le fabbriche lunghe come l'orizzonte

per una constatazione amichevole del nostro niente

Lo senti questo suono?
È il lamento del tempo
o una nota rubata nella casa del sogno?

C'è qualcosa che è dentro di noi
che è sbagliato e ci rende simili

Noi fuori dai campi dell'orgoglio e dall'ansia di medaglie
Noi fuori siamo l'acqua sprecata ai confini dei deserti
Fuori dai cortei, dalla burocrazia, fuori dalle fabbriche e dai musei
È dall'alto che ci sparpagliano, è là in alto che inventano il pericolo

Lei non lo sa, ma la verità è che lei vive in una canzone
È solo a causa della rima che lei pensa dice e fa cose strane
Ed è solamente per esigenze di metrica e di copione
Che in questo ritornello, con gli occhi spiritati, lei dirà:
"Fuoco corri con me!"

Che cosa stavi comprando
Quando si è richiuso il cielo?
Quando volevi abbracciarmi
E hai rovesciato il veleno..
Ed è come se
Non avessi mai
Deciso niente…

Dici sempre le preghiere
Conti fino a dieci e
Preghi ancora che
Non tocchi a te
Decidere

Prendi i miei occhi
le mie strofe copiate
prendi la mia smania e i miei sciocchi rancori
tutta la strada inutile che le mie scarpe hanno fatto
regina delusa
non badare alle voci
donerò i miei alibi a qualche amante infedele
perciò sciogli il tuo esercito assetato di pace
e lasciami violare le tue mura sguarnite.

Per conformarsi ad un certo modello di dolore

per un malinteso senso del progresso

per un difetto di fabbricazione

Il mio cuore

non è abbastanza grande
per sopportare tutte 

le sue periferie

Ma
Io voglio far qualcosa che serva
Dir la verità è un atto d'amore
Fatto per la nostra rabbia che muore

E non so se ho dentro
tutta la rabbia che mi sento
non so se è dentro o fuori
se è rabbia in bianco e nero
oppure rabbia a colori
non so se è rabbia innata
o rabbia di riporto
se è rabbia con una ragione
o dettata dal sentirmi in torto
se è rabbia di rabbia
o rabbia di malinconia
se solo sarà rabbia
o sono io a farne una malattia

E a volte è poco divertente
il non sentire proprio niente

Mentre guardo le tue fotografie
penso di non riconoscerti
ma se ti osservo attentamente
io vedo nella tua persona

almeno una piccola

forse una grande
parte di me

Tu non sei da salvare
sei da innalzare
per rimanere senza fiato
per non parlare
Sei la vendetta
la potenza della spada
il riscatto
sei l'umiltà e il silenzio
E a cosa servono le parole
se siamo senza di noi

Tesoro 

io per te

sacrificherei la vita 

di chiunque

anche la tua

Se non ci credi più, se dormi e sei più stanco.
se oggi è già domani e non è successo niente
se l'hai capito già, e poi non riesci a dirlo
che i nostri sogni sono più tristi uno dell'altro
va tutto bene, va tutto bene: ci siamo solo persi di vista.
va tutto bene, va tutto bene: ci vuole tempo per ricominciare,
per abituarsi alla fine, per abituarsi alla fine
e quanto costano…
i lavori irregolari, i militiari iraniani,
i tramonti che hanno dei colori chimici,

i detenuti morti,
i venti forti dei deserti libici,
i venti che incendiano i campi nomadi,
le meteoriti,
le navi ferme immobili tra l’Italia, Malta e la Libia
i primi fari antinebbia, le nostre ultime bufere violente,
le guardie notturne che vanno a dormire

non c’è niente da capire, non c’è niente da capire

ma io le cose non le voglio solo capire
io le cose le voglio mangiare

sai già tutto e non hai capito niente
benvenuto questa volta è tutto vero
benvenuto adesso che lo schermo è nero

Ora stringi fra le mani le tue lame stanche
E ricorda che la fine è la più importante

Non posso più sopportare
i miserabili al potere
solo le mie disperazioni 

mi fanno sentire ancora vivo 

ho fame d'amore

e ti desidero

ma eravamo illuminati,
morti per folgorazione a nove metri

ustionati dai nostri desideri

che, come le lacrime, noi cadiamo negli angoli

I tedeschi sono andati via
Come faremo ora a liberarci?
Non possiamo neanche uccidere il re
Perché si dice siamo noi i bersagli

I sistemi d’allarme si sono sgolati
non hanno fatto feriti,
i sistemi d’allarme si sono sgolati
non ci hanno sentiti.
E hanno i fanali accesi per investirci
e non ho paura sai degli antifurti,
dei carnivori, degli incendi estivi,
dei truffatori, dei grattacieli,
dei clandestini, dei finanzieri.

Nel tuo piccolo mondo fra piccole iene
anche il sole sorge solo se conviene.

La tua testa ce l'abbiamo noi
ce l'hai data un giorno che ti pesava troppo e poi
non l'hai più chiesta perché ora sai
che lì dentro non sei stato solo mai

Io so la mia verità e voglio andare in fondo a tutto quello che so
Io voglio assaporare ogni secondo che avrò.
Perché io sono un uomo. Io sono insicuro. Io sono il padre la madre il figlio
Io sono il vertice. Io sono l'assoluto. Io sono il genio. Io sono il mio assassino.
Ma sono l'unica cosa che mi rimane
Io sono l'ultima cosa che ho.
Sarò la prima cosa che avrò

Ho aperto troppe finestre
E non so da quale buttarmi
Voglio un nemico fidato
Voglio guardarlo negli occhi
Ci meritiamo le stragi altro che Alberto Sordi
Fatemi uscire di casa
Solo per costituirmi

Io non tremo
È solo un po' di me che se ne va

Almeno avessi scelto io quando uscire di scena
E non sentirsi dire più "Doveva succedere"
Nel mio passato c'era l'acciaio
Incandescente colava giù
Oh amore mio, cosa vuoi che sia il pericolo
Pur di vederti felice?
Voglio vederti felice!
E rivedere nel tuo viso tutte le stagioni
In quegli intrighi quotidiani
che hanno un solo vero nome: responsabilità

E succedevano già cosa orribili
le vedevamo sempre per ultimi
restate calmi
è una questione politica

Padre Nostro, non perdonarli mai

sapevano e sanno benissimo

quello che fanno: dicono sia legale

E questi buchi neri
che ci devastano il firmamento
inghiottono ciò che resta di noi,
ci svuotano dentro.
Nelle aritmie cardiache,
nei voli verticali,
nelle nostre danze elettriche,
negli sconforti autunnali.
Fra le lenzuola sudice
a leccarci le ferite,
proteggi i nostri impeti
nostra signora della dinamite

Io e te non siamo immobili
Io e te siamo quei venti che cambiano i deserti
Senza più paura di rimanere spogli


(Testi tratti da canzoni di
Le luci della centrale elettrica, Teatro degli orrori, Giorgio Canali, Massimo Volume, Veronika?, Afterhours, Ministri, Paolo Benvegnù, Punkreas)