martedì 31 gennaio 2012

LA RAPINA PERFETTA



"Viviamo in un mondo in cui la suprema funzione del segno è quella di far scomparire la realtà e di mascherare nel contempo questa scomparsa"

(Baudrillard, Il delitto perfetto)


Dicevano che l'Italia era una Repubblica fondata sul lavoro.

Forse bisognerebbe trovare il coraggio di aggiornare la Costituzione, visto che l'articolo 1 sembra descrivere un Paese ormai inesistente.

Perché siamo arrivati a questo punto? Come ci siamo fatti trascinare nel buco nero della crisi economica e sociale, culturale e istituzionale?

I media ci raccontano che in tempi di crisi servono personaggi eccezionali e misure straordinarie per sopravvivere alle sabbie mobili che ci vorrebbero inghiottire. È sempre stato così, come durante le guerre. Ma oggi non dobbiamo preoccuparci troppo: la nostra democrazia non corre rischi, e il parlamento offre un serio sostegno al governo Monti.

Già, il governo Monti…

Un rapido fast rewind ci può ricordare come è nato.

È il novembre del 2011 quando, nel giro di pochi giorni, crollano i governi di due Paesi dell'Unione Europea. In Grecia, un Paese travolto dai debiti pubblici, il legittimo governo si dimette e l'Europa impone un nome: Papademos. Le firme raccolte dai cittadini per promuovere un referendum sulle misure di austerity vengono congelate. Tanto, a cosa serve la volontà del popolo?

In Italia il torpore della coscienza politica è radicato così profondamente che in pochi si accorgono di ciò che succede davvero, dietro le quinte. Dopo aver trasformato la politica in un degradante ed inutile teatrino, anche Berlusconi conosce finalmente il sapore amaro della sconfitta. Ma non viene abbattuto né da uno dei numerosi scandali sessuali che lo riguardano, né dall'inadeguatezza dei provvedimenti politici del suo governo, né da una sacrosanta insurrezione popolare: a piegare l'affarista Berlusconi sono le voci sullo spread, l'assenza di fiducia dei mercati internazionali, la congiuntura economica negativa che morde l'Occidente. Lo stato di emergenza creato ad arte spinge anche il presidente della Repubblica Napolitano a propendere per l'ipotesi del governo tecnico, per risollevare le italiche sorti. Così, in fretta e furia, Mario Monti viene nominato prima senatore a vita e subito dopo viene investito del ruolo di Capo del Governo. Sembra quasi la sceneggiatura di un film. Invece, purtroppo, non è soltanto finzione: la "democrazia sospesa" - come l'hanno definita alcuni giornalisti - è lo status attuale del nostro Paese.

Utilizzando le categorie di pensiero di Baudrillard, si potrebbe forse affermare che la rappresentazione della democrazia si è trasformata in una dimensione iper-reale, in una sorta di iper-democrazia: ovvero una costruzione artificiosa e irreale, inventata e tecnocratica, in cui il concetto stesso di democrazia assume contorni inquietanti, fino a perdere la propria identità.

Una democrazia imposta dall'alto non è un ossimoro?

Il punto è: chi sono i burattinai? Chi governa i fili? Chi ha il potere di tagliarli, questi fili, e di far uscire di scena una marionetta?

È del tutto evidente che esiste una sovranità superiore, quella europea. Ed è altrettanto lampante come l'Unione Economica Europea non sia comunque il vertice della piramide del potere. Ci sono dei gruppi, delle ristrette oligarchie finanziarie, che hanno il potere di influenzare l'andamento dei mercati e la vita politica degli Stati. E non si tratta solo degli sceicchi sauditi che, con il loro petrolio, hanno finanziato perfino il debito pubblico americano, né degli emergenti magnati cinesi lanciati alla conquista del mondo. Si tratta anche di organizzazioni private - come il famigerato gruppo Bilderberg e la Commissione Trilaterale - di super-finanzieri ed economisti che, dall'interno del sistema occidentale, cercano di condizionare le scelte di interi Paesi ed aree. Spesso riuscendoci. Perché il loro potere è quello del denaro. A chi conviene mantenere gli Stati in costante allarme, sotto la minaccia di fallimento, se non alle grandi banche che si accollano il rifinanziamento speculando sui tassi di interesse?

Forse senza rendersene conto anche i grandi finanzieri, costruttori di illusioni, finiscono però per vivere in un mondo iper-reale che si sta accartocciando su se stesso, come un foglio di carta che brucia. Sembra che anche i soldi siano diventati virtuali, come miraggi, chiusi dentro flussi invisibili. Siamo di fronte alla rapina perfetta: i concetti sono scollegati dai loro referenti reali. Come se, dopo aver studiato un accurato piano, i rapinatori riuscissero a penetrare in un caveau super-protetto e non trovassero nient'altro che foto e disegni di banconote e lingotti d'oro, rimanendo sbigottiti. Ma se il denaro non circola veramente, impedendo la perpetuazione del sistema produci-consuma-produci-consuma-crepa, vengono meno le basi dell'ideologia capitalista.

Ma chi ha costruito e gonfiato i buchi e i debiti statali? E chi li deve ripagare? Di chi sono le responsabilità? Perché nessuno ci racconta esattamente come stanno le cose? Perché un onesto cittadino dovrebbe piangere lacrime di sangue per contribuire a ripagare un debito di cui non ha alcuna colpa?

In questi giorni si sono moltiplicati i controlli della guardia di finanza a caccia di evasori fiscali. Cortina d'Ampezzo, Portofino, Milano... Prova di moralità del governo Monti o operazione ad alto impatto spettacolare, per mettere a tacere un po' di critiche? La lotta all'evasione è un aspetto fondamentale ed è giusto iniziare a combatterla veramente. Peccato che le operazioni spettacolari non abbiano intenzione di sfiorare il vero nocciolo del potere: la grande finanza, ambiente a cui appartiene anche il nostro attuale premier.

Dietro la sua rassicurante maschera da innocente, Mario Monti cela un aspetto molto pericoloso. Ha fatto parte dello Steering Committee (comitato direttivo) del gruppo Bilderberg ed ha avuto un ruolo direttivo anche nella Commissione Trilaterale. "Ha fatto parte" ed "ha avuto" sono formule al passato semplicemente perché la sua carica politica attuale è incompatibile con i ruoli ricoperti all'interno di queste associazioni private, che si propongono di guidare l'economia globale agendo sui canali della finanza e limitando la democrazia, ritenuta una forma troppo complessa da gestire. Ma poco contano le smentite e la cancellazione del nome di Monti dall'elenco ufficiale dei membri delle due organizzazioni: l'appartenenza ad una ristretta cerchia dominante e la condivisione di certe idee e valori - certificati da anni di riunioni segrete, frequentazioni, ruoli importanti - non si cancellano con il tasto di un computer. Anzi, il legame sembra rafforzarsi: Monti è un uomo della grande finanza uscito allo scoperto e mandato a dirigere la vita politica di una (ex) grande potenza occidentale, e, nonostante i suoi goffi tentativi, non può rendere invisibile questo legame.

In tutto questo processo di conquista del potere, che fine ha fatto il Parlamento? Si è stranamente compattato in una maggioranza silenziosa e apatica, forse solo in questo rappresentativa del nostro popolo oggi. Il fronte unico PD-PDL-UDC spaventa perché significa che il Parlamento ha abdicato: accettando la propria incapacità di governare, ha fornito l'appoggio ad un vero e proprio colpo di stato, divenendo il complice perfetto: perché è attraverso le forme istituzionali che il colpo di stato viene legittimato. Il recente sostegno della larga maggioranza al governo - con cui il parlamento ha dato il via libera a Monti affinchè con il suo carisma ci guidi verso la realizzazione degli Stati Uniti d'Europa - testimonia ciò che è avvenuto: la finanza ha ottenuto il potere attraverso la legalità.

E cosa importa al mondo della finanza se una piccola procura come quella di Trani avvia un'indagine contro le agenzie di rating come Fitch, Standard & Poor's e Moody's? Non possono certo essere due piccoli magistrati a fermare l'onda distruttiva del potere finanziario, che si fonde a quello politico fingendo di trasformarsi in esso, in un continuo gioco di simulazione e dissimulazione, per salvare le apparenze. Lo spread, le speculazioni, le voci che si rincorrono per essere poi frettolosamente smentite: sono queste le armi con cui il potere finanziario ha guidato l'assalto al potere politico. Mantenere gli Stati sul baratro della bancarotta è sempre un'occasione per i grandi banchieri, che hanno la possibilità di rinegoziare ingentissime somme alle loro condizioni.

Ma qual è il rischio di questo gioco? Cosa succederà quando gli stessi poteri forti si accorgeranno di aver scherzato col fuoco, fino a bruciare l'intero sistema economico? E chi ne pagherà le conseguenze?

Che qualcuno ci risponda...