mercoledì 31 agosto 2011

I GUARDIANI DEL DESTINO


Il cinema è illusione. E, nello stesso tempo, verità e illuminazione.
In un mondo sempre più superficiale, così denso di notizie da far sparire dall'orizzonte della necessità la profondità del senso, tocca all'arte il compito di lanciare domande, di porre dubbi esistenziali, di interrogarci sui significati.
Paradossalmente, uno dei generi narrativi che più si addentrano nei risvolti filosofici delle nostre esistenze è uno dei più lontani dalla nostra esperienza quotidiana: quello della fantascienza esistenzialista.
Philip K. Dick, scrittore scomparso nel 1982, ha dedicato la sua vita alla scrittura di romanzi e racconti futuristici ed intimisti. Dalla sua penna sono nate pagine traboccanti di personaggi in bilico tra diverse dimensioni di realtà: esiste un mondo oggettivo? E se il nostro fosse solo il frutto di un'allucinazione, di un incubo collettivo? Quali altre dimensioni parallele o alternative potremmo abitare?
Il cinema, particolarmente attratto dall'occasione di scivolare avanti e indietro dalle sliding doors delle possibilità, attinge spesso ai racconti del geniale scrittore americano. L'ultimo film della lista si intitola I guardiani del destino, ed è tratto dal racconto Adjustement Team - Squadra riparazioni.
Esiste la sceneggiatura del destino, scritta per ognuno di noi? E il libero arbitrio... è un dato di fatto oppure una semplice illusione?
I guardiani del destino, sorta di angeli antropomorfi, non fanno altro che aggiustare le nostre vite, creando a volte quelle coincidenze che ci permetterebbero di non uscire dalla strada già scritta per noi dal "Presidente". Un caffè versato addosso, un autobus mancato, un bacio... Piccole circostanze che possono incanalare, senza che ce ne accorgiamo, le nostre storie verso un finale già scritto.
C'è qualche possibilità di ribellarsi al destino?
Naturalmente, i guardiani sono agguerriti e pronti ad impedire che ciò avvenga. Nel più radicale dei casi ricorrono al reset totale: via i ricordi, via la personalità, via l'intelligenza, in una lobotomia che azzera la persona rendendola un burattino.
Il protagonista del film d'esordio di George Nolfi è un ribelle innamorato. E nel suo destino c'è un ruolo politico importante. Il giovane, appassionato e sincero, potrebbe diventare niente meno che il Presidente degli Stati Uniti d'America. Per questo, quando accidentalmente scopre che i guardiani del destino esistono ed hanno la possibilità di modificare alcuni pensieri ed eventi, non viene resettato. Anzi, gli viene semplicemente raccontata la verità, con la naturale minaccia di tenere la bocca cucita. Ma David Norris non riesce proprio ad accettare che per lui sia tutto già scritto, e soprattutto che la donna di cui si è innamorato all'improvviso non possa far parte della sua vita. La contrapposizione tra sfera politica e dimensione intima è netta, e non lascia molto spazio ai compromessi. Ma cos'è più importante per la realizzazione del proprio essere? L'intensità e la passione con cui David lotta per la propria amata non lasciano spazio a dubbi sulla sua risposta. Eppure, di fronte alla prospettiva di fare del male a lei, interrompendo il suo destino, anche l'eroe romantico va in crisi, dimostrando la propria umanità nel dubbio, nella limitatezza, nella fragilità.
Il romanticismo fantascientifico - che il film riesce ad evocare e a rendere meravigliosamente grazie alla credibilità e all'intensità recitativa dei protagonisti - porta al centro dell'umanità l'amore, non come meccanico destino, ma come possibilità di scelta cosciente e potente.