lunedì 31 agosto 2009

ARABESCHI STILIZZATI IN ARENARIA

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Frammenti di cielo
persi
nel pulviscolo stellare.
Bagliori
fulminei
vanno e vengono,
come astri
terrestri
in un giardino
di luce e silenzio.

Luce e silenzio.
Luce che filtra
tra foreste di colonne
e lievi
arabeschi
scolpiti nella potenza
della pietra.
Fantasie
stilizzate in arenaria.
E preghiere
diafane
sputate alle stelle,
frammenti lucenti
di speranze
esplose in volo,
ricadute
come polvere.

Dov'è Dio, che nome ha?
Di cosa ha bisogno
per accorgersi di noi?

Tra l'atmosfera
d'incanto
del respiro di Granada,
tra i colori caldi
delle terre andaluse,
un fiore
coltivato da secoli
continua a inebriare.
La Mezquita di Cordoba:
la magia
di una chiesa senza pareti
sbocciata
nella foresta di colonne
di una moschea.
Un sogno
millenario
che oggi ha il sapore
dell'illusione.

Tra archi
di marmo
che si intrecciano
con ombre e luci,
un messaggio sociale-politico
si accende
e divampa:
un nuovo orizzonte
che si apre,
la possibilità
di un'esperienza
di unione.
Senza distruggere,
senza strumentalizzare.
Costruire
un luogo
dove lo spazio e il tempo
si fondono
in una nuova immersiva
esperienza.
Non un museale cumulo di reperti.
Piuttosto, un teatro.
Un palco da calcare,
in cui vivere
e diventare veri.
Anche una poesia
incisa
sul granito
può trovare le ali
per brillare.