venerdì 15 agosto 2008

GOCCE DI VITA


Fast Rewind.
La voce le esce un po’ metallica.
Forse il nastro è consumato?
O forse è solo il ricordo che...

Qualche volta i ricordi si trasformano in struggenti ologrammi.
Basta poco per accenderli: un lampo improvviso, la scia di un profumo antico, il frammento fumante di un sogno esploso.
E la memoria plasma una nuova dimensione, intima e personale, in cui riprendono vita situazioni, scenari e persone.
E vorresti nuotare in quel mare che hai sempre sognato, e sfiorare le sue labbra sorridenti con un bacio.
E vorresti accarezzarla e fare l’amore con lei, come fa il cielo con il mare.
Ma le tue carezze fendono un fascio di luce, immagini incorporee colate da un tempo che ormai è passato.

Così, può capitare che una fitta lancinante di solitudine ti trafigga l’anima.
E ti chiedi perché. Perchè una vita fatta soprattutto di dolore è l’immagine più ricorrente?
E per un attimo vorresti avere a disposizione un programma di montaggio per tagliare e cucire la tua vita: un collage di immagini e di emozioni da far scivolare sulla timeline, tagliando i tempi morti, aumentando la luminosità, costruendo una narrazione veloce che sappia colpire ed emozionare.
Poi non sempre le storie vanno come desideravi, e ti ritrovi a fare i conti con una vita che invece è fatta della stessa sostanza dei sogni: carica di attese e gonfia di speranze, satura di paure e traboccante di malinconie.
Cosa ti rimane da fare, intrappolato in quell’eterna dissolvenza incrociata tra la realtà e il sogno?

Oltre la fragilità.
Al di là delle illusioni e degli ologrammi.
Oltre le barriere delle solitudini.
Al di là delle assenze, delle distanze, degli abbandoni.
C’è qualcosa che si illumina, piccoli fuochi che si accendono nella notte, timide magie che come per incanto ti risvegliano dal torpore notturno in cui stavi precipitando, insieme ai tuoi incubi.
Il segreto?
Forse, si tratta semplicemente di saper valorizzare i doni che ricevi esattamente nell’istante in cui accadono. Non sempre e inevitabilmente dopo.
Saperli vedere, i doni che la vita ti riserva, e coglierli, viverli.
E sentirti pieno di vita.

La salita ti aggredisce, le gambe fanno fatica a girare sui pedali, tra i lividi viola e le gocce di paura che ti imperlano il viso... Ma quanto batte il cuore quando arrivi in cima? Il sole tramonta dietro le linee scure delle montagne, lasciando incastonate sul lago scaglie dorate... riflessi che navigano dolci verso il mare, tra onde che baciano le stelle... e orme di piedi nudi sulla battigia, in bilico tra due mondi, tra sorrisi e confidenze... Di che sesso è il mare? Come si fa ad innamorarsi? E i sogni sono farfalle cangianti che volano tra i fulmini... L’urgenza di raccontarsi, con la forza e la bellezza di una fiducia senza limiti. La necessità di condividere non ciò che si ha, ma ciò che si è, aprendo il libro impolverato dei ricordi, e scrivendo nuovi capitoli tra le pagine delle emozioni più intense. E se riuscissi a trovare il coraggio per cambiare la mia vita, mettendomi al servizio degli altri? Ci sarebbero mille sorrisi da donare, piccoli gesti quotidiani capaci di rendere più lieve il peso dell’esistenza. Abbracci, carezze, occhi negli occhi, mani che si cercano e si sfiorano, dita che si intrecciano. Quanto splendore c’è nella condivisione profonda di un’emozione, di una visione, di un modo di essere?

L’amicizia è una forma d’amore, forse tra le più pure.
Perché anche l’amore - senza un rapporto alla base di pura condivisione come l’amicizia – rischia di non bastare, di non saper mettere radici abbastanza profonde.
Perciò, da questo piccolo scrigno di misteri e paure, di fragilità e sogni, di mostri e incanti, prende il volo un dolce e commosso grazie.
Grazie, a chi ancora è capace di amicizia e d’amore.
Grazie a chi sa aprire il proprio cuore.
Grazie a chi sa ascoltare.
Perché è con farfalle come queste che è bello condividere il volo, per librarsi in alto oltre nuvole e fulmini, a sfiorare le stelle.