giovedì 31 gennaio 2008

OCCHI DI CARAMEL


"..bisogna cercare di capire, lavorando di fantasia,

e dimenticare quel che si sa in modo che l'immaginazione
possa vagabondare libera,
correndo lontana dentro le cose
fino a vedere come l'anima non è sempre un diamante
ma alle volte velo di seta,
immagina un velo di seta trasparente,
qualunque cosa potrebbe stracciarlo,
anche uno sguardo..”
(Alessandro Baricco, Oceano mare)














Uno sguardo profondo, intenso e seducente.

Occhi scuri, ciglia lunghe.
E un corpo meraviglioso, diaboliche curve e pelle angelica.
Come si può resistere ad un fascino così lucente?
Il poliziotto innamorato spia da lontano la sua amata. I suoi occhi scivolano dalla finestra e risalgono lungo le gambe, i fianchi, il ventre della ragazza, fino a posarsi sul suo sorriso, come in un dolce bacio.
Lui la divora con gli occhi, lei lo guarda senza vederlo.
Lei sorride, e parla al telefono. Le scappa qualche risata. Lui immagina di essere dall’altra parte del cavo, e le parla. Lei non può sentirlo, ma è come se gli rispondesse.
Una conversazione impossibile che diventa vera.
L’amore rende reale anche l’immaginario. E lo fa con dolcezza, con sensualità e passione, con il desiderio di aprirsi e donarsi.
Occhi pieni d’amore.
È questo sguardo che tocca le corde più sensibili, in un film come Caramel di Nadine Labaki.
Perché il destino delle immagini è nei nostri occhi.
Ed ecco allora che il cinema della regista/attrice libanese scruta in fondo ai propri occhi.
Occhi aperti all’amore, gli unici in grado di accogliere altre visioni e altri sguardi, e di interagire, stabilire alchimie, creare relazioni e reazioni.
In un mondo massmediatico sovraffollato di banalità e immagini che galleggiano sul filo della vacuità, Caramel, nella sua splendida semplicità, sembra volerci ricordare il valore dello sguardo.
Perché il tutto e il niente non sono mai soltanto nello statuto onotologico delle immagini, ma piuttosto negli occhi che queste immagini cercano di decifrare e interpretare.
Il segreto? Uno sguardo lieve e soffice, come una carezza di vento sulla pelle.
E occhi pieni d’amore.
Lasciare spazio e tempo alla fantasia degli sguardi.
Senza troppe mielose e inutili parole, senza la necessità di sdolcinatezze e ruffiane effusioni.
Soltanto occhi, gonfi di speranze e lacrime d’amore.
Come quelli della ragazza e del poliziotto.
Come quelli della moglie tradita.
Come quelli della sarta e del suo inaspettato e disperato amore.
Come quelli dell’anziana bambina senza freni sulla lingua.
Con delicatezza e sensualità, l’occhio della macchina da presa si immerge nel misterioso mondo della femminilità, raccontando semplicemente sentimenti intimi ed emozionanti.
E anche questo è il cinema: uno sguardo languido e passionale capace di posarsi sulle storie con desiderio e amore.